Il
libro con cui ho scelto di iniziare è “Vita di Prada” ( di Gianluigi Paracchini
- Dalai Editore). Scelta che, chi mi conosce bene, giudicherà alquanto scontata
vista la mia quasi collezione di borse di questa maison. Devo ammettere che
quando ho visto questo libro tra la lista di quelli consigliati sono rimasta un
pochino basita. Mi sono chiesta come mai tra tutte le case di moda italiane,
proprio un libro sulla storia di Prada?
Non che non sia una casa di moda di tutto rispetto. Finito il libro ho capito il perché. La maggior parte di noi conosce questa griffe, ma attraverso la lettura l’ho compresa seriamente a fondo. Prada non è semplicemente una firma che ad ogni stagione ci delizia con le sue collezioni. E’ un universo, è una filosofia, è un ambiente che ci porta nel mondo della signoria Miuccia. Ha origine lontane, la sua evoluzione e sviluppo è andata di pari passo con l’evolversi della vita degli italiani, arrivando sempre prima, in modo che le sue creazioni potessero soddisfare le esigenze di quel particolare periodo e stravolgerle. Si, perché alla Signora Prada non piace la semplice normalità, ma va sempre in cerca del nuovo, dell’innovazione pura che possa stupire prima di tutto se stessa, e poi anche i futuri clienti. Come dicevo prima le origine di questo importante cognome seguono una storia particolare. Il primo negozio Prada apre, a Milano, in galleria Vittorio Emanuele nel 1913, grazie al nonno e allo zio di Miuccia, Mario e Michele, vendendo bauli, valige e borse da viaggio. E continua così, con le figlie del “sciur Mario” e nipote. Quello che renderà Prada il marchio che tutto’oggi conosciamo è l’incontro con Patrizio Bertelli, che in breve tempo diventerà compagno di lavoro e di vita della Signora P. L’animo toscano doc di Patrizio Bertelli, ha grande spirito imprenditoriale, una scintilla continua che gli scorre nelle vene, sempre pronto ad andare oltre agli obiettivi appena raggiunti, con una particolare visione di fare le “cose in grande” e spinto dall’esigenza quasi ossessiva di osare, tutte caratteristiche riconoscibili fin dalla giovane età. Miuccia Prada (Bianchi), invece, di animo più pacato ma non meno autoritario, “seria, timida-aggressiva, discreta, anzi discretissima”, come la descrive il libro. Con l’animo romantico, una grande passione per il rosa amato fin da ragazzina, idee visionare e la sentita volontà di rappresentare la femminilità della donna in modo fuori dal comune, di andare sempre oltre e l’ossessione, in questo caso, dell’innovazione, di cercare continuamente qualcosa di nuovo. Perché come dice spesso, “se mai dovesse annoiarsi, sarebbe l’inizio della fine”. Queste due anime, così diverse, ma assolutamente complementari, hanno costituito l’universo di Prada, che non sarebbe tale senza uno dei due. Anchela Signora conviene nel fatto
che “stando a me forse avrei continuato a fare soltanto borse”. Patrizio e
Miuccia hanno la capacità di arrivare a litigate furibonde in ufficio, essere
una normale coppia romantica a casa e arrivare alla conclusione che mette tutti
e due di sereno e felice accordo. Non a caso il “Time” li ha definiti una “tra
le cento coppie più influenti al mondo”. Dai bauli da viaggio se n’è fatta di
strada, oggi abbiamo la linea Prada Donna e Uomo (che rappresentano l’animo più
borghese ed essenziale di Miuccia), la linea Miu Miu Donna e Uomo (che invece
costituiscono il soul più trasgressivo), Luna Rossa per lo sportwear (che ha
avuto il massimo successo con la partecipazione alle regate veliche “Louis
Vuitton Cup” e “America’s Cup”), nonché le varie licenze per profumi, creme e
cellulari. Un aspetto in particolare che caratterizza il loro lavoro è la
preoccupazione che ogni singolo dettaglio sia perfetto: la cucitura in una
maglia, la forma particolare di un tacco, la pelle di una borsa, la
disposizione degli accessori nei negozi, le luci, i camerini, il cibo che si
mangia ai lori eventi, è tutto inesorabilmente deciso dalla coppia in persona.
Il Signor Bertelli ha “un’esigenza connaturata al controllo. Anche sui minimi
particolari”. Si potrebbero trovare svariate definizioni per spiegare quanto
questo duo abbia dato al mondo della moda, ma credo che ognuna non renderebbe
mai bene l’idea, perché appena data, la coppia avrà già costituito qualcosa di
nuovo, che rivoluziona totalmente quanto appena detto, pur avendo una certa
base sempre riconoscibile. Un assistente che ha lavorato a lungo con Loro dice
“è uno dei rari marchi realmente visionari nel mondo della moda. Capace di
evocare, perché dietro c’è un pensiero forte come pure è forte la spinta per la
costruzione e il continuo aggiornamento di questo pensiero”. Perché altra
caratteristica di Prada è il connubio tra la continua ricerca del nuovo, del
moderno, dell’evoluzione, e una base classica che necessariamente ci fa sempre
riconoscere un loro prodotto. Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia,
aggiunge che Prada “non fa soltanto vestiti o collezioni, segue i suoi concetti
e il vestito è l’espressione di quel concetto, di quella visione, sia esso un
tessuto, una fantasia, un mondo. Sono cose che si sentono quando si assiste a
una sua collezione [..]. E la ricerca, in ogni campo, non si sa dove può
arrivare e quanto possa sorprendere”. Si comprende come, assumendo questa
filosofia, la coppia sia interessata all’arte. E siccome le cose se si fanno,
si fanno bene e in grande, ecco che nasce PradaMilanoarte per poi diventare Fondazione Prada, uno spazio espositivo
dove ospitare installazioni di artisti in comune sintonia con le affinità della
coppia. Il fil rouge? L’innovazione che inevitabilmente stupisce e fa parlare
di se, ça va sans dir. Se c’è un
oggetto che rappresenta il Mondo Prada in modo completo, la coppia è concorde
nel dire che è la borsa da viaggio nera in nylon. Il passato (la borsa), che
sposa il presente-futuro ( il nylon). Naturalmente.
Non che non sia una casa di moda di tutto rispetto. Finito il libro ho capito il perché. La maggior parte di noi conosce questa griffe, ma attraverso la lettura l’ho compresa seriamente a fondo. Prada non è semplicemente una firma che ad ogni stagione ci delizia con le sue collezioni. E’ un universo, è una filosofia, è un ambiente che ci porta nel mondo della signoria Miuccia. Ha origine lontane, la sua evoluzione e sviluppo è andata di pari passo con l’evolversi della vita degli italiani, arrivando sempre prima, in modo che le sue creazioni potessero soddisfare le esigenze di quel particolare periodo e stravolgerle. Si, perché alla Signora Prada non piace la semplice normalità, ma va sempre in cerca del nuovo, dell’innovazione pura che possa stupire prima di tutto se stessa, e poi anche i futuri clienti. Come dicevo prima le origine di questo importante cognome seguono una storia particolare. Il primo negozio Prada apre, a Milano, in galleria Vittorio Emanuele nel 1913, grazie al nonno e allo zio di Miuccia, Mario e Michele, vendendo bauli, valige e borse da viaggio. E continua così, con le figlie del “sciur Mario” e nipote. Quello che renderà Prada il marchio che tutto’oggi conosciamo è l’incontro con Patrizio Bertelli, che in breve tempo diventerà compagno di lavoro e di vita della Signora P. L’animo toscano doc di Patrizio Bertelli, ha grande spirito imprenditoriale, una scintilla continua che gli scorre nelle vene, sempre pronto ad andare oltre agli obiettivi appena raggiunti, con una particolare visione di fare le “cose in grande” e spinto dall’esigenza quasi ossessiva di osare, tutte caratteristiche riconoscibili fin dalla giovane età. Miuccia Prada (Bianchi), invece, di animo più pacato ma non meno autoritario, “seria, timida-aggressiva, discreta, anzi discretissima”, come la descrive il libro. Con l’animo romantico, una grande passione per il rosa amato fin da ragazzina, idee visionare e la sentita volontà di rappresentare la femminilità della donna in modo fuori dal comune, di andare sempre oltre e l’ossessione, in questo caso, dell’innovazione, di cercare continuamente qualcosa di nuovo. Perché come dice spesso, “se mai dovesse annoiarsi, sarebbe l’inizio della fine”. Queste due anime, così diverse, ma assolutamente complementari, hanno costituito l’universo di Prada, che non sarebbe tale senza uno dei due. Anche
Ho
la fortuna di avere nell’armadio più di una borsa Prada e qualche altro capo,
che uso per puro senso estetico e, a volte, per comodità (non me ne voglia la Signora Miuccia ). Dopo aver
letto questo libro, non ho più indossato un capo Prada, come prima. Perché non
si tratta di mettere addosso qualcosa di bello e particolare, si tratta di sposare
una filosofia, rispettarla e inevitabilmente farla propria. D’ora in poi mettendo
una borsa sotto braccio, sento di portarmi dietro il mondo di coloro che
l’hanno ideata.
bellissima recensione del libro, wowwwww
RispondiEliminami hai fatto venire la voglia di leggerlo!
Molto interessante! Non vedo l'ora di sapere di più anche degli altri libri.
c.b.
Grazie! :) nei prossimi post parlerò anche degli altri!
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