Nel descrivervi la lezione di oggi, già non vedo
l’ora che si realizzi quella di domani, e molto presto scoprirete il perché.
Di mattina, come già vi avevo annunciato ieri, abbiamo
fatto lezione di Tecniche di Giornalismo di Moda con Barbara Nevosi. In
particolare abbiamo analizzato la struttura di un comunicato stampa e la sua
differenza con un articolo. I comunicati stampa sono scritti direttamente
dall’ufficio stampa dell’azienda, quindi per loro stessa natura non sono
imparziali e puntano a far risaltare le qualità della casa di moda. I
comunicati stampa si rivolgono ai giornalisti, hanno lo scopo di comunicare,
come dice il nome, qualsiasi fatto di particolare rilevanza che riguarda
l’azienda. Il giornalista prenderà questa comunicazione e, confrontandola con
altri fonti, scriverà il proprio articolo, generando informazione, e
rivolgendosi al lettore o grande pubblico. La semplicità paga sempre, sia nel
scrivere comunicati stampa che articoli. Barbara, inoltre, ha sottolineato che
non tutti i fatti sono notizie, lo sono solo quelli rilevanti per la società, come già ci aveva
spiegato Rosanna Cancellieri nella prima lezione.
Naturalmente l’importanza per la comunità varia a seconda della vicinanza fisica e psicologica con il lettore (la caduta di un aereo in Italia è sicuramente differente se accade dall’altra parte del mondo). Successivamente siamo scesi più sul tecnico, Barbara ci ha mostrato un comunicato stampa di qualche anno fa scritto proprio da lei, usandolo come base per capire al meglio la struttura concreta: titolo, sottotitolo e naturalmente le famose “5 W” inglesi, chi, cosa, quando, dove e in realtà andrebbe inserito anche il come (How). Spiegata la tecnica è arrivato il momento della pratica. Barbara ci fornito parecchie notizie riguardo un evento, noi dovevo “trasformarlo” in comunicato stampa. La cosa non è stata semplicissima, farlo così, in classe, con un tempo limitato mi ha comportato parecchie difficoltà. Ma d’altronde questi sono i tempi giornalistici, quindi meglio imparare subito la velocità! Purtroppo la nostra insegnante non è riuscita a correggere tutti i nostri 20 comunicati questa mattina, tra cui il mio. Vi farò sapere com’è andato!
Naturalmente l’importanza per la comunità varia a seconda della vicinanza fisica e psicologica con il lettore (la caduta di un aereo in Italia è sicuramente differente se accade dall’altra parte del mondo). Successivamente siamo scesi più sul tecnico, Barbara ci ha mostrato un comunicato stampa di qualche anno fa scritto proprio da lei, usandolo come base per capire al meglio la struttura concreta: titolo, sottotitolo e naturalmente le famose “5 W” inglesi, chi, cosa, quando, dove e in realtà andrebbe inserito anche il come (How). Spiegata la tecnica è arrivato il momento della pratica. Barbara ci fornito parecchie notizie riguardo un evento, noi dovevo “trasformarlo” in comunicato stampa. La cosa non è stata semplicissima, farlo così, in classe, con un tempo limitato mi ha comportato parecchie difficoltà. Ma d’altronde questi sono i tempi giornalistici, quindi meglio imparare subito la velocità! Purtroppo la nostra insegnante non è riuscita a correggere tutti i nostri 20 comunicati questa mattina, tra cui il mio. Vi farò sapere com’è andato!
Nel pomeriggio si è cambiato completamente
argomento. Il docente Stefano D’Amadio, fotografo professionista (questa
mattina è uscito sull’Espresso un suo servizio, che vi consiglio) ci ha parlato
in generale della fotografia, e della pubblicazione delle foto nei giornali.
Solitamente è il photo editor che propone le foto ai direttori e in caso
di assenso la pubblicazione. Per farci capire al meglio il lavoro del fotografo
e di come la realtà può essere filtrata e modificata dalla fotografia, Stefano ci
ha fatto vedere alcuni minuti di Blow up, film di Antonioni, non sto qui
a farvi una recensione del film, anche perché ne abbiamo visto una piccola
parte, ma se non avete mai visto questa pellicola ve la consiglio. Per me era
la prima volta e già dalla primissima scena iniziale (il gruppo di ragazzi che
mette in mostra la propria personalità) mi ha letteralmente rapita. Un film che
gioca sulla dialettica realtà- illusione: dove termina la prima e inizia la
seconda? Ma questa è un’altra storia. Torniamo alla lezione e al mio
riferimento ad inizio post. Stefano ci ha proposto un esercizio: la realizzazione
di uno shooting fotografico, vero e proprio. Abbiamo iniziato con una
suddivisione dei ruoli: art director, organizzatori generali, assistenti
fotografo, scenografi, stylist, trucco e parrucco. Io avrei voluto fare tutto,
ma nel frattempo che cercavo di decidermi i ruoli venivano assegnati ed io mi
sono dovuta “accontentare” di fare l’organizzatrice, ruolo che mi stuzzica e
che nella realtà dei servizi è molto importante, nella nostra un po’ meno (non
ci sono particolari permessi da chiedere o bisogni per la troupe) ma troverò il
modo di rendermi utile. Stefano ha evidenziato un aspetto da non sottovalutare:
è vero che il lavoro più importante è sicuramente quello del fotografo, ma un
servizio fotografico è un lavoro di squadra, ognuno ha il proprio fondamentale ruolo
che contribuisce alla realizzazione del progetto. Una buona foto non è soltanto
merito di un bravo fotografo. Le art director, inseguito ad una segretissima
riunione, hanno deciso il tema: fashion victim, vittime della moda nel
vero senso delle parole. Dopo di ché si è strutturato tutto il resto: la scelta
degli abiti, il trucco, lo sfondo delle foto, la scelta delle modelle (che
naturalmente sarà qualcuna di noi). Tutto questo verrà messo in pratica domani,
direttamente nello studio di Stefano. Ed io non vedo l’ora che la sveglia suoni
per iniziare la prossima lezione!! Spero che la cosa abbia incuriosito voi
quanto me. Non vedo l’ora di potervi raccontare com’è stata la giornata!! Al prossimo
post :)
P.S.: ho scelto questa foto per il post, immagine del film, perchè credo che rappresenti al meglio il tema della lezione: la comunicazione della moda.
P.S.: ho scelto questa foto per il post, immagine del film, perchè credo che rappresenti al meglio il tema della lezione: la comunicazione della moda.
sorry..you can translate in english, please?
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